Io credo che il fine ultimo della vita non sia imparare a vivere, ma imparare a morire. Senza l’aria non si vive, eppure non possiamo trattenerla se non per il tempo di un respiro.

Soffriamo ogni volta che opponiamo resistenza.
Ma per goderci davvero il viaggio dobbiamo imparare il faticoso ma naturale percorso che ci porta a lasciare andare, istante per istante.
Il pensiero della morte è una cosa triste perché ci hanno insegnato che morire è perdere qualcosa. Dall’ottica del possesso è realmente così. Ma dal punto di vista del Viaggio, non puoi avere niente di nuovo se non lasci andare quello che era prima, non puoi compiere il passo successivo se non rischi di perdere l’equilibrio per un attimo.
Possiamo scegliere se abbandonarci alle onde della vita che ci cullano dolcemente, o affannarci per l’impossibile.
Non significa che tutto è inutile ma, al contrario, che tutto è denso di significato.
Non è la vita che appartiene a noi, ma noi che apparteniamo alla vita.
Perché la vita è un dono, ed è una sola.
(In memoria di Tich Nath Hahn)